Rinascimento e Barocco
L’immagine attuale del paesaggio del Montalbano è diretta conseguenza di una data ben precisa: il 1470. Fu intorno a quell?anno che Lorenzo de’ Medici iniziò ad acquistare terre del Montalbano. Il suo scopo era con ogni probabilità l’investimento in terreni (e quindi nell’economia agricola) di una zona sino ad allora non utilizzata in modo razionale dal punto di vista produttivo. Il Montalbano, così come doveva presentarsi agli occhi di Lorenzo, era per gran parte coperto da foreste, soprattutto nella zona collinare e montuosa; era lambito da fiumi e torrenti e, nell’area del Padule, da acquitrini. I primi acquisti dei Medici avvennero nella zona di Carmignano e Tizzana. Via via nel tempo, l’interesse si ampliò a tutto il Montalbano. Per le modalità con cui tale processo avvenne, è plausibile considerare il Montalbano come un’area simbolo di un intervento sistematico, quasi un grande laboratorio dove venne applicato un progetto non casuale. I Medici innanzitutto, ma anche i Papi e le più importanti famiglie nobiliari dell’area centrale italiana qui costruirono architetture edilizie e di paesaggio. Il viaggio nel Rinascimento e nel Barocco del Montalbano è quindi un percorso attraverso tale progetto, che comprende l’arte, l’economia e la società dell’epoca e che ancor oggi influisce sull’assetto di tali settori. Il Rinascimento e il Barocco, nel Montalbano, si traducono anche in rilevanti monumenti sacri, affreschi e arredi devozionali, segno del grande senso di religiosità della popolazione nella storia.
LE 50 VILLE DEL MONTALBANO
Dalla fascia più meridionale sino a Serravalle, il Montalbano è un paesaggio di ville rinascimentali. Un computo sommario indica la presenza di più di 50 ville, disseminate in un territorio di soli 9 Comuni (Vinci, Capraia e Limite, Cerreto Guidi, Larciano, Monsummano Terme, Serravalle Pistoiese, Quarrata, Lamporecchio e Carmignano), tanti quanti costituiscono, appunto, il Montalbano. Oltre le ville, numerosi sono i palazzi e le fattorie che, per impianto e funzione, spesso si presentano come edifici residenziali. In nessun altro luogo come nel Montalbano il significato originario di “Villa”, intesa come microuniverso di attività agricole facenti capo a una corte, è così evidente. Di seguito, si elencano le più rilevanti testimonianze di ville e palazzi del Montalbano Lamporecchio: Villa Rospigliosi Papiano: Villa Torrigiani Limite: Villa Bibbiani Cerreto Guidi: Villa Medicea Bassa: Villa La Motta, Villa di Colle Alberti Gavena: Villa Mori Stabbia: Palazzo di Stabbia Artimino (Carmignano): Villa Medicea “La Ferdinanda” Vinci: Villa Martelli, Villa del Ferrale, Villa Calappiano, Villa Dianella Serravalle Pistoiese: Villa Costa Righini o Il Cassero, Villa De Rossi, Villa di Lanciole, Villa Montegattoli Vinacciano: Palazzo Cancellieri Quarrata: Villa La Magia Monsummano Terme: Villa Renatico Martini, Fattoria delle Case Montevettolini: Villa Medicea Castelmartini (Larciano): Villa Poggi Banchieri Al centro del Montalbano, precisamente a Spicchio di Lamporecchio, sorge una delle ville di più grande impatto sia visivo sia funzionale: Villa Rospigliosi. La famiglia Rospigliosi, originaria di Milano, compare in documenti del XIII sec. come proprietaria di terreni in quest’area della Toscana. La Villa fu fatta costruire da Giulio Rospigliosi, Papa dal 1667 al 1669 con il nome di Clemente IX. L’incarico progettuale pare fosse stato assegnato al Bernini, sebbene poi seguito da uno dei suoi allievi, Mattia de’ Rossi. La costruzione fu ultimata dopo la morte di Clemente IX, nel 1675. E? attualmente di propriet? privata, ma ospita convegni, manifestazioni e banchetti. Il corpo di fabbrica ? composto da tre parallelepipedi, con pianta ad H. Le due porte di accesso principali, di stile berniniano, si aprono al piano rialzato, sulla facciata e sul retro. Sono sormontate da stemmi della famiglia Rospigliosi, recanti le insegne pontificie. L’aspetto esterno è lineare, secondo il diffuso stile toscano dell?epoca. Il segno toscano è evidente anche nel contrasto fra pietra grigia e intonaco. I piani sono quattro: seminterrato, pianterreno o piano rialzato corrispondente al piano nobile, mezzanino e primo piano. L’ambiente più rimarchevole è il salone centrale, con decorazioni di Ludovico Gimignani (XVII sec.). Gli affreschi e le decorazioni comprendono Aurora e Apollo sul carro del sole al centro del soffitto, le allegorie dei segni zodiacali nei pennacchi e finte architetture parietali. Anche i rimanenti locali del piano rialzato presentano raffigurazioni, di scuola minore. Il complesso della Villa comprende la cappella gentilizia intitolata ai SS. Simone e Giuda, ultimata nel 1679 su progetto di Mattia de? Rossi e cupola affrescata da Alessandro Gherardini (fine XVII sec.). La Villa ? circondata da un grande parco, suddiviso in una porzione superiore (?I Giardinetti?) e in una inferiore (?Il Chiuso?), gi? utilizzato come riserva di caccia sino all?Ottocento. Nel parco si trovano lecci, cipressi, roveri e roverelle, pini marittimi, cerri e pini domestici alti anche 30 metri e con diametro di 70 centimetri. Un viale di lecci conduce alla Villa. Non lontano da Lamporecchio ? Papiano, dove si trova Villa Torrigiani, Costruita nel XVI sec., ? stata rimaneggiata con rifacimenti in stile neorinascimentale durante l?Ottocento. E? anche detta ?Villa dell?Americana? in riferimento alla sua proprietaria, Laura Jonne Merrick. Nel centro abitato di Vinci sorge Villa Martelli, ricostruita negli anni ?20 del Novecento dall?architetto Adolfo Copped? su incarico dell?On. Alessandro Martelli (propriet? privata). La Villa si trova sull?asse viario della zona del Borgo Nuovo ed ? raggiungibile percorrendo un vialetto affiancato da cipressi. Lo stile architettonico adottato ? in chiave eclettico – revivalistica, con imponente torre in mattoni e tre semicorpi. La parte centrale della Villa ? sopraelevata da una loggia coperta, poggiante su colonne, e con balcone caratterizzato da mensole lignee e motivi decorativi ricorrenti. Sempre a Vinci, in direzione di Anchiano, localit? in cui si trova la casa natale di Leonardo, ? Villa del Ferrale. L?edificio gi? esisteva ai tempi di Leonardo e ospit? Giuseppe Garibaldi nel 1867, come ricorda un?epigrafe sulla facciata. A 5 chilometri da Vinci, sul colle Campocollese, si trova Villa Dianella, circondata da un parco secolare di abeti, ippocastani, lecci e cipressi. La data di prima costruzione ? incerta, essendo il risultato dell?accostamento di vari edifici. Ne furono proprietari i Medici; in questa Villa il poeta Renato Fucini (1843 – 1921) compose ?Le Veglie di Neri?, qui visse e qui si trova sepolto nella cappella gentilizia. Nella stessa cappella ? visibile una stele funeraria romana con epigrafe e decorazioni di tralci di vite, uva e scene dalla favola ?La volpe e la cicogna? di Esopo. In direzione Sud – ovest da Vinci, non lontano dalla strada provinciale verso Fucecchio, Cerreto Guidi mostra la sua vocazione agricola nel gran numero di fattorie e ville presenti sul territorio. Il toponimo originale (Cerreto in Creti o Greti) ? testimone della tipologia del terreno, alluvionale, trasportato dall?Arno. Il nome attuale deriva dai Conti Guidi, feudatari nella zona. Conserva vari monumenti antichi, tra cui la Chiesa di Santa Liberata (edificata nel 1336 e ampliata a partire dal 1655 (nel suo interno, affreschi giotteschi di Bernardino da Civiglio), la parrocchiale di San Leonardo, costruita nell?XI sec. e con campanile ricavato da una delle torri della rocca Guidi. All?interno varie opere artistiche del Cinquecento e del Seicento, tra cui la tavola ?Santi Giacomo e Sebastiano in adorazione della Trinit?? attribuita a Sebastiano Vini (1571); il fonte battesimale in terracotta invetriata policroma con episodi della vita di San Giovanni, attribuito a Giovanni della Robbia (reca la datazione 1511). A Cerreto si trova la Villa Medicea. La sua costruzione ? attestata fra il 1564 e il 1568, su committenza di Cosimo I. La Villa era centro di coordinamento fra le varie fattorie di propriet? dei Medici in questa zona e anche luogo di sosta nelle battute di caccia al fagiano, al cinghiale e ai daini che popolavano le campagne circostanti. Per costruire la Villa venne abbattuta parte delle mura dell?antica rocca, sostituita da ?rampe medicee?. Gli Stalloni, ricavati sotto le rampe, furono concessi dal Granduca Pietro Leopoldo di Lorena alla popolazione perch? se ne servisse come mercato coperto (1780). Vari i passaggi di propriet? della Villa nei successivi due secoli: da Antonio Tonini di Pescia ai Maggi di Livorno (che fecero costruire la via rotabile delle Villa e le decorazioni neoclassiche interne), dai Geddes da Filicaia a Galliano Boldrinio. Nel 1966 fu donata dal Boldrinio allo Stato. Dal 1978 ? aperta al pubblico. La Villa ospita oggi il Museo Storico della Caccia e del Territorio e una prestigiosa raccolta di quadri e oggetti d?arte provenienti in gran parte dalle raccolte dell?antiquario Stefano Bardini. All?esterno si trova un giardino all?italiana, di piccole dimensioni ma di particolare impatto visivo e pittoresco. Sempre nei dintorni di Cerreto Guidi, in posizione occidentale rispetto al capoluogo di Comune, sorge l?abitato di Stabbia, luogo particolarmente votato al pascolo ma anche fortificato, come ricorda un documento del 1244 dell?Imperatore Federico II. Del fortilizio non resta traccia. I Medici vi realizzarono una fattoria e vi costruirono una fornace e un Palazzo, luogo di soggiorno di Cosimo I negli anni precedenti l?edificazione della Villa di Cerreto. Il Palazzo, sebbene rimaneggiato, ? ancora esistente. La Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, che qui sorge, ? del 1783 e fu fatta costruire dal Granduca Pietro Leopoldo. Risalendo verso Larciano, ? possibile visitare la Chiesa di San Rocco, della fine del XVI sec. Nel 1631, la Chiesa originaria (dedicata alla Beata Vergine) fu rifatta e intitolata a San Rocco, come ringraziamento per la cessazione della pestilenza. Del periodo seicentesco la Chiesa conserva un altare in pietra serena (1641). Lavoro di rifacimento condotti nell?Ottocento trasformarono l?impianto nell?attuale edificio a croce latina. A Larciano sorge l?Oratorio della Compagnia del Santissimo Sacramento, dove ? possibile ammirare la tela raffigurante ?L?Ultima cena? datata 1699, di autore ignoto. Opere sacre di particolare pregio, realizzate fra XV e XVI sec., sono conservate nella Chiesa di San Niccol? a Cecina. Lo stesso altare della Chiesa, di origine romanica nel suo impianto originario, reca incisa la data del 1632. All?interno, rilevanti sono l?affresco con ?S. Lorenzo, l?Arcangelo Raffaele e Tobiolo, S. Sigismondo e S. Rocco? di autore ignoto (piuttosto attendibile l?attribuzione a Donnino di Domenico), databile al XV sec., e il dipinto raffigurante ?La Madonna in trono?, della prima met? del Cinquecento. Sulla volta dell?altare maggiore ? l?affresco dedicato a San Nicola, della fine del XVI sec. Spostandosi verso nord e riprendendo al provinciale verso Monsummano, si arriva a Castelmartini, dove si trova Villa Poggi Banchieri, con il suo grande parco (propriet? privata). L?edificio originario, gi? appartenuto ai Panciatichi, agli Ammannati e ai Granduchi di Toscana, fu ristrutturato nel corso dell?Ottocento. E? composta da un unico corpo rettangolare, con annessi colonici. Si trova al centro di un grande parco, percorso da tracciati geometrici. Nell?abitato sorge la Chiesa di San Donnino, gi? cappella compresa nella riserva di caccia Poggi Banchieri ed eretta in parrocchia nel 1782. Conserva la tela settecentesca ?San Giuseppe tra i Santi Antonio Abate e Donnino?, crocefisso Sette-Ottocentesco e coro ligneo del 1877. Da Larciano vero Monsummano, in direzione nord – est, si trova Montevettolini, dove si suggerisce una visita all?Oratorio della Madonna della Neve (XV ? XVI sec.), alla Chiesa di San Michele (gi? esistente nel XIII sec. e in gran parte ricostruita nel Settecento; affreschi e tele del XV e XVI sec.) e alla Villa Medicea. L?edificazione della Villa risale al 1597 e fu eseguita su disegno dello stesso architetto a cui venne affidata la costruzione del Santuario di S. Maria della Fonte Nuova in Monsummano. Fu luogo di sosta durante le cacce nel Barco di Ferdinando I de? Medici e divenne centro di riferimento per il coordinamento dei lavori di bonifica voluti dai Medici in Valdinievole. La Villa ha pianta irregolare, essendo stata eretta sulle fondamenta dell?antica rocca. Venduta nel 1650 dai Granduchi, pass? ai Bartolomei e ai Borghese. E? circondata da un vasto parco, con siepi e alberi d?alto fusto. Sempre a Montevettolini sorgono Palazzo Bargellini, dell?inizio del Seicento, appartenuto ai Borghese, e Palazzo Mimbelli, della fine del Cinquecento, oltre al seicentesco Palazzo Baldini, prospiciente piazza San Bartolomeo, con il suo caratteristico stemma del capro rampante, simbolo della famiglia prima proprietaria, sulla facciata. In Monsummano Alto si consiglia la visita all?interno della Chiesa di San Niccolao (XII sec., con campanile del XIII sec.) per la presenza di tele seicentesche e settecentesche. Ma ? a Monsummano Basso che la devozione rinascimentale e barocca nel Montalbano trova la sua massima espressione nella Basilica-Santuario di S. Maria della Fonte Nuova. Si narra che in questo luogo avvennero due miracoli: l?apparizione della Vergine alla pastorella Jacopina Mariotti, il 9 giugno 1573, e lo scaturire improvviso di una fonte il 7 luglio 1602. La fama del primo miracolo (la Vergine sarebbe apparsa alla pastorella che, avendo smarrito il proprio gregge, s?era inginocchiata davanti a un tabernacolo mariano pregando di ritrovarlo), aveva fatto gi? sorgere nel giro di pochi anni un oratorio, meta di pellegrinaggi. Il secondo miracolo si verific? durante un periodo di siccit? e fece aumentare il numero dei fedeli. I lavoro di costruzione del Santuario furono affidati dai Granduchi di Toscana all?architetto Gherardo Mechini e al capomastro Domenico Marcacci. La basilica fu ultimata nel 1616. Il loggiato esterno del Santuario presenta archi a tutto sesto e 14 lunette con affreschi di Giovanni da San Giovanni che raffigurano miracoli e storia del luogo. Il campanile ? del 1650. L?interno ? a navata unica, intersecata da transetto, abbellito da varie tele seicentesche. Accanto al Santuario si trovano il seicentesco Oratorio di San Carlo e l?Osteria dei Pellegrini (1616). Nei dintorni di Monsummano, sorge la Villa Renatico – Martini. Secondo la tradizione, l?edificio gi? esisteva negli anni della costruzione del Santuario, all?inizio del Seicento, e vi dimor? il Granduca, giunto a Monsummano in occasione dell?inizio dei lavori della basilica. La costruzione attuale risale comunque all?Ottocento e fu fatta edificare dallo scrittore e politico Ferdinando Martini. La Villa ? di propriet? comunale ed ? sede di Museo. E? composta da un blocco compatto, su due piani, con scalinata d?ingresso e doppio ordine di finestre. L?interno ? impreziosito da soffitti a cassettoni dipinti e decorati con tondi in ceramica policroma. Proseguendo verso nord, a Serravalle Pistoiese si trova il Palazzo del Podest?. Fatto costruire nel Cinquecento da Cosimo I De? Medici, comprendeva originariamente il Palazzo Pretorio, le prigioni e la dimora podestarile. Da Serravalle, seguendo la strada per Pistoia e deviando verso destra in direzione di Collina, si giunge a Vinacciano, dove sorge Palazzo Cancellieri (XVI sec., guarnito di torre) e anche la Pieve dei Santi Marcello e Lucia, ristrutturata nel Seicento ma di origine pi? antiche. Conserva al suo interno varie opere, tra cui il dipinto ?Madonna in trono con Bambino e Santi Bartolomeo e Marcello papa?, di probabile fattura del quattrocentesco Leonardo Malatesta. Ritornando sulla strada per Quarrata, una sosta ? d?obbligo alla Villa Costa Righini o ?Il Cassero? di Cantagrillo. Costruita nei primi decenni del Settecento su disegno dell?architetto Piero Antonio Tosi di Pistoia su committenza del senatore Coriolano Montemagni, deve il suo nome popolare ?Cassero? alla derivazione da ?castrum?, in riferimento al castello che qui un tempo sorgeva. La sua disposizione ? di parallelepipedo a tre piani, di linee particolarmente sobrie. L?interno presenta invece numerosi e pregevoli affreschi, tra i quali le decorazioni del Salone del Biliardo, opera di Paolo dell?Era (1871) e allegorici del gioco delle carte. La cappella privata, nel giardino sul retro della Villa, risale al 1729. Davanti alla Villa si trova la rotonda con giardino all?italiana e fontana centrale. Si giunge, infine a Quarrata e alla Villa La Magia. Il nome della Villa, gi? esistente nel XIII sec. come toponimo, ? fatto risalire a una ?monna Magia?, che diede anche il nome a un borgo di Pistoia. La ricostruzione etimologica resta per? incerta, lasciando aperta la possibilit? che si tratti di patronimico nobiliare. In epoca medievale, sorgeva in questo luogo un castello, trasformato successivamente in dimora residenziale. Nel 1530, Gualtieri Panciatichi vi ospit? l?Imperatore Carlo V e Alessandro de? Medici durante una battuta di caccia. La Villa venne poi acquistata, alla fine del Cinquecento, da Francesco I de? Medici, che la fece ricostruire da Bernardo Buontalenti, architetto di corte. Nei pressi vi passava il Barco Reale, muro di cinta per riserva di caccia fatto innalzare dai Medici su un perimetro di circa 50 km nel 1626. A due piani, con pianta quadrata, conserva la torre trecentesca a colombaia e possiede un giardino all?italiana. E si arriva a Carmignano, con le sue numerose ville, sparse nelle localit? limitanee al capoluogo. Prima fra tutte, ad Artimino, Villa La Ferdinanda, fatta costruire da Ferdinando I de? Medici (1551 ? 1609). Si trova di fronte ad Artimino ed ? detta ?la Villa dei 100 camini? per i numerosi comignoli che la sovrastano. La sua spettacolare magnificenza ? giustificata dal fatto che fu residenza medicea di caccia all?interno della ?bandita?. Illustre l?autore del suo progetto, il fiorentino Bernardo Buontalenti. I Granduchi la possedettero sino al 1782, quando venne venduta al marchese Lorenzo Bartolomei. Ampi lavori di restauro vennero condotti dai successivi proprietari, i Maraini, nei primi decenni del Novecento. Ha pianta rettangolare, con due bastioni angolari a scarpata e facciata anteriore con loggia a colonne doriche, sovrastata dal busto di Ferdinando I. L?accesso avviene attraverso una scalinata a due rampe, realizzata nel 1911. Le stanze interne recano, ciascuna, un nome dovuto alla funzione o a peculiarit? decorative. L?interno ?, comunque, molto lineare e rigoroso, secondo lo stile toscano. Vari gli affreschi interni e nella loggia, gli stucchi, gli stemmi e i festoni. All?interno della Villa si trova la cappella con affreschi e dipinti (di propriet? pubblica). Nella zona di Carmignano, a Poggio alla Malva, si trova la Chiesa di Santo Stefano, settecentesca. Gli affreschi della Chiesa precedente (XI sec.) sono collocati, staccati, su tavole disposte all?interno dell?edificio. Sull?altare di sinistra si trova la ?Madonna con Bambino e Santi? di Neri di Bicci (1419 ? 1491). A Capraia, una visita merita la Pieve di Santo Stefano (XVII sec.)., mentre a Limite si suggerisce di visitare la Chiesa di S. Maria (menzionata per la prima volta nel XII sec., oggetto rifacimenti radicali nel Settecento; all?interno, nell?abside, ?Annunciazione fra i Santi Francesco e Antonio?, Cinque ? Seicentesca, e ?Madonna del Rosario e Santi?, del 1631), l?Oratorio di Santa Trinit? (1578; rifacimenti barocchi), l?Abbazia di San Martino in campo (di origine medievale, trasformata nel XVII e XVIII sec.; campanile del 1681). A Limite si trova Villa Bibbiani. Il complesso della Tenuta, della Villa e del Parco di Bibbiani separa gli abitati di Limite sull?Arno e di Capraia Fiorentina, estendendosi dalla riva del fiume alle pendici del Montalbano. La superficie complessiva di circa 410 ha comprende 270 ha di bosco ceduo, 20 di vigneto e 45 di uliveto specializzato, 20 di seminativo e 30 di impianti arborei specializzati (pioppi, noci, ciliegi). Al centro della tenuta sta la storica Villa di Bibbiani, nel cuore del parco monumentale di 20 ettari, costituito in parte dal giardino all?italiana, e per la maggior parte dal parco romantico, ricco di esemplari arborei di altissimo pregio, realizzato tra il 1815 e il 1830 da Cosimo Ridolfi. Villa e Parco sono sottoposti al vincolo monumentale da parte del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali; fanno parte dell?Associazione delle Dimore Storiche Italiane. Di particolare interesse il settecentesco teatro in villa, la ?ghiacciaia? medievale, l?Arco detto dell?Uomo e l?arboreto di conifere esotiche, che continua la tradizione ridolfiana. Corte longobarda nell?VIII secolo, propriet? benedettina fino al XIV, propriet? Frescobaldi fino a XVIII, Bibbiani ? portata in dote a Pietro Ridolfi da Anastasia Frescobaldi, che a Bibbiani cresce il figlio Cosimo ispirandogli l?amore per la natura e l?agricoltura, che costituiranno alcuni dei tratti fondamentali di questo grande fiorentino. Nel ?900, dopo un breve periodo di propriet? Franchetti, dagli anni ?30 Bibbiani ? propriet? della famiglia Del Gratta, che intraprende il recupero della villa e del parco dai danni della guerra, la ristrutturazione ed estensione dei vigneti e degli oliveti, fino ai modernissimi impianti di cantina. Con il vino e l?olio Bibbiani vanta una buona presenza sul mercato internazionale con un?ampia gamma di vini, dal Chianti DOCG Poggio Vignoso, al tipico Montalbano, fino al Sangiovese in purezza Pulignano e agli IGT Treggiaia e Montereggi, cui si aggiunge un Vin Santo di alta qualit? ed il piacevole Bianco Ambra di Bibbiani. Il Parco ? visitabile su prenotazione da maggio a settembre, anche con visite guidate (Tel. 0571 57338, fax 0571 979356; e ? mail bibbiani@penteres.it ; www.bibbianivilla.it). Oltre alla splendida vegetazione, i visitatori avranno modo di osservare varie specie di uccelli e piccoli animali del bosco, tra cui numerosi scoiattoli.
Carmignano, il guerriero etrusco e la sua dama
Nel 1524, la popolazione di Lamporecchio commission? a Giovanni Della Robbia un?opera d?arte in ringraziamento per la fine della peste che aveva sconvolto il territorio. La pala della ?Visitazione?, in terracotta policroma e invetriata, si trova nella Pieve di S. Stefano, edificio neorinascimentale costruito su disegno del Bernardini fra il 1900 e il 1921 sul luogo di una precedente Chiesa del XIV sec., di cui resta il campanile con merlatura. La pala rappresenta la Vergine e S. Elisabetta al centro, S. Sebastiano, a sinistra, e S. Rocco, a destra. La colomba dello Spirito Santo e due angeli. Nella predella, suddivisa in scomparti, sono raffigurati passi del Vangelo di Luca, S. Stefano, S. Pietro, l?Annunciazione, S. Paolo e S. Giovani Battista. Sui pilastrini, scene della Passione di Cristo; sopra la trabeazione, il Redentore fra due angeli. La Chiesa attuale conserva altari in pietra serena della precedente Chiesa, uno dei quali mostra lo stemma Rospigliosi e possiede un Crocefisso ligneo del Seicento. Anche la nicchia del fonte battesimale risale alla Chiesa pi? antica. Nel presbiterio si trovano vari dipinti del XVI, XVII e XVIII sec
Le due Rocche di Serravalle
Le veglie di Neri è una raccolta di racconti scritti da Renato Fucini e pubblicati fra il 1877 e il 1881 sulla Rassegna settimanale, rivista diretta da Sidney Sonnino, i racconti sono riferiti a un muratore di nome Neri Tanfucio, pseudonimo dello stesso Fucini. I racconti narrano la vita agreste, talora con scetticismo nei confronti degli ambiziosi programmi sociali dell?epoca risorgimentale. La raccolta fu pubblicata integralmente nel 1882 con il titolo di è Paesi e figure della campagna toscana
LO SCRITTORE E IL MURATORE
Il sistema difensivo di Serravalle è impostato su due rocche: quella Vecchia, che la tradizione fa risalire all’epoca longobarda e che fu rafforzata nel 1177, e quella Nuova, sul versante ovest dell’abitato, costruita dai Lucchesi a partire dal 1302. Nel perimetro della Rocca Vecchia si trova la torre quadrangolare detta “del Barbarossa”, alta 40 metri, mentre in quella Nuova sorge la torre esagonale, fatta costruire da Castruccio Castracani.
LA MISTERIOSA STORIA DI ISABELLA
La Villa Medicea di Cerreto annovera un misterioso fatto di sangue. Nella sala d?angolo dell?ala destra del primo piano fu uccisa, secondo la tradizione, Isabella, figlia di Cosimo I. Di lei parla in un suo romanzo lo scrittore Francesco Domenico Guerrazzi. Pare che il geloso marito di Isabella, Paolo Giordano Orsini duca di Bracciano, volendo liberarsi di lei senza lasciar tracce, avesse ordinato a un sicario di ucciderla con modalit? singolari. Il sicario, dopo essersi accertato che la giovane fosse intontita da una pozione, l?avrebbe strozzata facendo calare una corda dal soffitto della camera in cui Isabella giaceva, semisvenuta, su un letto. Era la notte fra il 15 e il 16 luglio 1576. Malgrado l?accortezza della corda, calata nella stanza chiusa, il mandante e il sicario furono scoperti.
LA CORONA DI FERDINANDO I E IL VAGLIO DELLE MONETE
Attigui al Santuario di S. Maria della Fonte Nuova, raggiungibili dall?interno dell?edificio religioso, sono i locali che ospitano il Tesoro della basilica. Oltre a cornici in argento, un crocefisso d?avorio attribuito al Giambologna, a vari ex voto e a una corona d?argento del 1603, il Tesoro custodisce la corona in rame dorato, laminata d?oro e abbellita da pietre preziose che il Granduca Ferdinando I fece eseguire nel 1608 e che fu donata al Santuario dal figlio, Cosimo II, nel 1609. Il Tesoro conserva anche un vaglio utilizzato dalla seconda met? del Cinquecento alla seconda met? del Settecento per suddividere le monete grosse da quelle piccole offerte in elemosina.
IL PARCO DELLA MAGIA
Su circa 30 ettari di terreno, il parco della Magia comprende lecci, querce, pini di Aleppo e pino marittimi, robinie, aceri e corbezzoli, piante di mirto, alloro ed erica.
IL BARCO REALE
Una delle più imponenti costruzioni medicee fu il Barco Reale, una riserva di caccia realizzata sul Montalbano nel 1626 come spazio chiuso. Il muro di cinta del Barco Reale corrispondeva a un perimetro di 50 chilometri. Ne restano intatti una trentina. Da esso si traeva cacciagione, ma anche pesce nelle zone acquitrinose e legname. La cosiddetta bandita, cioè luogo racchiuso da mura corrispondete alle attuali attività private (talora concesse ad uso pubblico), fu annullata nel luglio 1772 dal Granduca Pietro Leopoldo.